Magnifico Rettore, Egregi professori, Cari studenti,
È per me un grande piacere festeggiare oggi con voi il cinquantesimo anniversario dell’istituzione della facoltà di lingua italiana nella vostra prestigiosa università.
Desidero congratularmi di cuore con la Kyoto Sangyo per aver compreso con lungimiranza il potenziale della lingua italiana: non solo per la nostra storica letteratura, ma anche come strumento per capire l’Italia di oggi, un Paese moderno che ogni giorno si relaziona con il Giappone mettendo in campo le sue migliori energie nei settori più diversi.
Kyoto Sangyo è stata la prima università privata che ha istituito la facoltà di lingua italiana e attraverso il suo costante lavoro negli anni ha contribuito moltissimo allo scambio culturale italo-giapponese, formando giovani studenti come voi che con gli anni sono diventati degli eccellenti professionisti, come per esempio la Signora Erika Uenami che sta interpretando questo discorso e che lavora da molti anni all’Ambasciata d’Italia.
La testimonianza di più di mille laureati di questa facoltà deve incoraggiarvi a impegnarvi in esperienze all’estero e negli scambi interculturali con altri studenti italiani.
Questa ricorrenza è per me un’occasione speciale per riscoprire insieme a voi la bellezza e l’utilità dell’italiano. Nel mondo sono oltre due milioni gli stranieri che studiano l’italiano: un dato che attesta un vivo interesse per la nostra lingua, che è la porta di accesso alla cultura classica italiana, ma anche a quella contemporanea. A un’Italia che oggi, dopo il forte colpo della pandemia, torna a investire sul futuro, sulla digitalizzazione, su un nuovo modo di avvicinare la cultura a un pubblico sempre più vasto. La lingua italiana di oggi riflette le trasformazioni della società ed è il veicolo principale con cui l’Italia si racconta al mondo e alimenta il suo ruolo di superpotenza culturale.
Ciò che riscontriamo negli oltre 400.000 studenti dei corsi nelle scuole italiane all’estero e negli istituti italiani di cultura – che qui in Giappone hanno sede a Tokyo e a Osaka – è proprio l’idea che la lingua italiana è il primo passo per accedere a un patrimonio culturale e valoriale che il mondo ha imparato a conoscere e a considerare universale. Un patrimonio che identifica l’Italia come il Paese della cultura, della storia, della cucina e della moda, delle cose fatte bene, unendo l’innovazione alla tradizione.
Ed ecco quindi le ragioni per imparare l’italiano: sicuramente per conoscere la lingua di Dante e di Petrarca, di Verdi e di Puccini, ma anche per l’italiano di oggi, quello di Mahmood, dei Maneskin, di Paolo Sorrentino e di Elena Ferrante. Ed è proprio grazie a tutte queste voci che l’italiano è la lingua di un Paese che è forte del proprio passato straordinario, ma che è vivo, giovane e creativo nel presente.
Con l’auspicio di poter contare sulla collaborazione della vostra università per approfondire gli scambi culturali italo-giapponesi e su voi stessi per creare nuovi legami con gli studenti italiani, vi auguro il massimo successo per il futuro.