Magnifico Rettore Franzini,
Presidente Ishibashi,
Direttore Nishijima,
Console Generale Amamiya,
Professori e Autorità tutte,
Cari studenti,
Signori e signore,
porgo a tutti voi i miei saluti da Tokyo e vi ringrazio per la possibilità di intervenire oggi a questo simposio. Come sapete, i legami fra Italia e Giappone sono numerosi e in alcuni campi come il design, si stringono saldamente e con successo: è per me un onore testimoniare questa straordinaria relazione qui oggi.
E proprio il sottotitolo di questo convegno “Arts over boundaries. Arti che superano i confini” ci porta a riflettere sul valore degli scambi internazionali in tema di design.
Ci troviamo in un periodo storico difficile e incerto, in cui la guerra riappare terribilmente vicina e genera ripercussioni immediate sullo stile di vita degli italiani e dei giapponesi. Le fragilità delle catene di approvvigionamento, i crescenti costi dell’energia, le minacce di disaccoppiamento e di regionalizzazione dell’economia mondiale mettono in discussione il modello di sviluppo che abbiamo conosciuto finora.
All’interno di questo scenario, acquista ancora più significato il simposio di oggi e la condivisione tra accademici e professionisti di esperienze, di successi, di modi unici di fare design. Perché anche in un contesto così critico – o forse a maggior ragione in un contesto così critico – è necessario infondere bellezza e dare un senso estetico alla funzionalità e ai beni che utilizziamo tutti i giorni.
Ricordo con ammirazione la frase di Kenzo Tange “only beautiful things are functional” per spiegare che solo attraverso il design era possibile rendere belli meccanismi e funzionalita’ complesse.
Naturalmente, gli standard di bellezza e funzionalità variano da Paese a Paese e sono diversi anche nelle città e nei sobborghi. Tuttavia sono sempre le persone che sperimentano la bellezza e la funzionalità e sono quindi sempre le persone ad essere al centro dell’attenzione del designer.
In questa prospettiva, la facilità dello scambio di idee e culture, la tradizione artistica e la vitalità imprenditoriale fanno di Milano la perfetta capitale del design, un luogo dove un creativo giapponese possa sentirsi a casa quanto un italiano. Una città che con la Triennale, ADI e il Compasso d’oro, con le numerose manifestazioni settoriali si apre periodicamente al mondo ed è fonte e destinazione di sforzi creativi e progettuali.
Ma l’impatto dell’estetica e della funzionalità del design “made in Italy”, fatto da designer italiani o da creativi stranieri in aziende italiane, non si esaurisce nel valore aggiunto in senso estetico: ha un impatto economico di cui non tutti siamo consapevoli!
Con oltre 64.000 lavoratori e un giro d’affari di 3 miliardi di euro, l’Italia è il Paese europeo con il maggior numero di aziende di design, il 15,5% sul totale dell’Unione europea e a livello nazionale, Milano si conferma al primo posto, assorbendo oltre il 18% del valore aggiunto e il 14% degli addetti.
L’importanza del design per la nostra economia e per il nostro export è particolarmente percepita dal Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale, che a Roma e nelle Sedi diplomatiche e consolari all’estero lavora quotidianamente per valorizzare e promuovere il design Made in Italy.
Questo sostegno si concretizza nel patrocinio conferito alla 23esima Esposizione internazionale della Triennale di Milano; nell’ospitare a Roma il Percorso Compasso d’Oro, che mostra agli ospiti internazionali che ogni giorno passano per il Palazzo della Farnesina una selezione di vincitori dell’ambìto premio; nel diffondere la tradizione e l’eccellenza del design italiano attraverso campagne promozionali come “BeIT” che fra qualche giorno compierà il suo primo anno di attività; e non da ultimo, con la Giornata del design italiano nel mondo che ogni anno vede le nostre 210 sedi all’estero impegnate a celebra e promuove il design italiano avvicinandolo al pubblico internazionale.
Anche noi, qui a Tokyo, abbiamo avviato un percorso di valorizzazione della Residenza da cui vi parlo, connubio di architettura italiana e giapponese degli anni Sessanta che ospita interessanti pezzi di design di arredo italiano e meravigliose opere d’arte astratta di Fontana, Burri, Perilli, Novelli, Turcato, Dorazio, Castellani, Santomaso e di Gio’ e Arnaldo Pomodoro. L’obiettivo e’ proprio quello di superare le frontiere attraverso l’arte e il design, rendendo la Residenza e il suo storico giardino giapponese, che è un bellissimo esempio di design del giardino, ancora di più un punto di incontro tra l’Italia e il Giappone.
Il tema delle arti che aiutano a valicare i confini e a incontrarsi è ancora piu’ importante nel contesto di grandi eventi internazionali come le Esposizioni Internazionali e la città di Milano ne è un testimone diretto. Expo 2015 è stata un’occasione per mostrare a tanti turisti stranieri il meglio del nostro Paese, ma anche per attirare talenti e per dare avvio a importanti partnership internazionali.
Grazie a una collaborazione pubblico-privato di successo, l’area dove una volta si ergevano i padiglioni nazionali sta diventando oggi un hub dell’innovazione, che ospita già l’istituto di ricerca Human Technopole e che presto sarà affiancato da un nuovo ospedale e dal nuovo campus della vostra Università.
Sono sicuro che com’e stato per Milano, anche Expo Osaka 2025 sarà una celebrazione di culture e di arti, un catalizzatore di progresso e innovazione che attirerà milioni di visitatori da tutto il mondo. E ancora una volta, per “disegnare le società del futuro per le nostre vite”, come recita il tema dell’Expo di Osaka, l’apporto che i designer daranno ai tanti padiglioni, in primis quello italiano e quello giapponese, sarà fondamentale!
Per proseguire il “disegno” che si inizia a tracciare ad Osaka, l’Italia ha presentato il mese scorso il dossier della candidatura di Roma per l’edizione 2030 dell’Expo. Con il titolo “Persone e territori: rigenerazione urbana, inclusione e innovazione” la proposta italiana vuole rimettere il design al centro delle vite delle persone, degli spazi in cui esse vivono, degli strumenti che esse utilizzano.
Tornando alla famosa frase di Kenzo Tange, possiamo quindi anche noi italiani essere d’accordo con i suoi eredi giapponesi che il concetto del rapporto tra design, bellezza e funzionalità possa oggi essere portato un passo avanti, affermando che “solo ciò che è bello e funzionale può essere comodo”.
Colgo l’occasione per ringraziare ancora una volta la Fondazione Ishibashi e l’Università di Milano per l’organizzazione di questo evento. La mia speranza è che questa proficua collaborazione possa continuare e strutturarsi con appuntamenti fissi, alternati tra Italia e Giappone.
Da parte mia, vi invito sin da ora a partecipare agli eventi che organizzeremo in primavera a Tokyo per festeggiare la Giornata del design italiano nel mondo! A presto!