Gentili Signore e Signori, ho accolto con grande piacere l’invito ad aprire questo simposio in onore di Luigi Ghirri, in occasione della prima grande retrospettiva a lui dedicata in Asia, ospitata dal Tokyo Photographic Art Museum.
I miei ringraziamenti vanno all’Istituto Italiano di Cultura e alla sua Direttrice, Silvana De Maio, ai relatori, i professori Okada Atsushi e Gino Ruozzi – che sono sicuro condivideranno con noi riflessioni molto interessanti – alla Fondazione Ghirri e ai Musei Civici di Reggio Emilia e alla squadra del Museo di Fotografia di Tokyo che, con la curatrice Yuri Yamada, ha organizzato questa importante e bellissima mostra che ho avuto il piacere di visitare ieri, rimanendo veramente molto colpito.
Parlare della fotografia di Luigi Ghirri in Giappone credo sia particolarmente interessante perché con la sua attenzione estetica alla luce, al colore, ai paesaggi e alle scene della vita quotidiana, essa è molto vicina alla sensibilità giapponese per l’armonia tra l’uomo e la natura.
Ma c’è anche un altro importante aspetto storico che spiega il grande apprezzamento giapponese per la fotografia italiana.
Infatti, nel 1863, alla fine dell’epoca Edo, fu proprio un italiano, Felice Beato, a formare la prima generazione di fotografi giapponesi, fondando la scuola di Yokohama. Con i suoi indimenticabili scatti ritoccati col colore, Felice Beato documentò il Giappone degli ultimi anni dell’epoca Edo e poi quello dell’epoca Meiji, lasciandoci testimonianze di incredibile bellezza e valore.
Sui suoi passi arrivò poi Fosco Maraini, grande viaggiatore e antropologo, che con le sue fotografie e i suoi libri ha saputo raccontarci e farci conoscere come pochi altri il Giappone moderno.
Su questa scia di illustri predecessori, Luigi Ghirri è oggi certamente tra i fotografi italiani più noti e apprezzati in Giappone, pur non avendo mai vissuto in questo Paese. Infatti, al di là degli aspetti estetici cui accennavo poco fa, le sue “Lezioni di fotografia” raccolte in un libro e tradotte in giapponese sono state negli anni lette e rilette non solo da fotografi, ma anche da artisti e intellettuali giapponesi per la loro caratteristica di non essere solamente lezioni di tecnica fotografica.
Sono quindi certo e molto orgoglioso che le sue fotografie, così originali, poetiche, stimolanti e profondamente empatiche, entreranno facilmente in sintonia con i tantissimi visitatori giapponesi che si recheranno a visitare questa straordinaria mostra.
Grazie a tutti voi per aver accolto il nostro invito stasera. Vi auguro un incontro ricco di nuove ispirazioni e prospettive e una buona serata.