Buon pomeriggio a tutti e buongiorno a chi ci segue dall’Italia. Saluto e ringrazio, anzitutto, il Direttore Pasquale Salzano e tutti i colleghi di Cassa Depositi e Prestiti in collegamento, il Commissario Generale Mario Vattani, che è qui con me, e tutta la squadra della Camera di Commercio italiana in Giappone che ci ospita e ha contribuito alla realizzazione di questa iniziativa.
Sono molto felice di poter dare il via oggi al primo appuntamento di un progetto che ci accompagnerà fino a Expo Osaka 2025 e che con lungimiranza ed efficacia si propone di affrontare – in un formato originale e innovativo – temi di assoluta rilevanza, soprattutto nel quadro del partenariato strategico tra Italia e Giappone.
Partirei con il ricordare che il settore della Moda, al quale è dedicato questo incontro, costituisce un tassello strategico del Made in Italy in Giappone. Rappresenta, infatti, una delle dimensioni più iconiche delle produzioni italiane. Certamente una di quelle che meglio sa raccontare la creatività, bellezza e qualità del Made in Italy, ma anche un saper fare artigianale che affonda le sue radici nella tradizione dei territori e che, per questo motivo, è particolarmente vicino alla storia e al gusto di questo Paese.
L’Italia è il secondo esportatore in Giappone per il settore pelletteria e il sesto per quello abbigliamento, unico Paese non-asiatico ad aver conquistato una delle prime dieci posizioni. Tessile, calzature, pelletteria sono, da sempre, componenti trainanti delle nostre esportazioni su questo mercato, con una quota ancora in crescita nel 2024 e pari al 26% del nostro export complessivo verso il Giappone. Si tratta di dati importanti, che sottolineo perché estremamente indicativi del peso che la filiera riveste su questo mercato, che è il quarto al mondo per consumo di abbigliamento, dopo quelli di Stati Uniti, Cina e Unione Europea.
Passando agli aspetti della sostenibilità, ricordo che l’industria mondiale della moda, che ha un fatturato globale di circa 2,2 trilioni di euro e impiega 300 milioni di persone lungo tutta la catena del valore, produce tra l’8 e il 10% delle emissioni globali, più di quelle derivanti dal trasporto aereo e marittimo internazionale. Per questo è fondamentale riflettere su come rendere più sostenibile questo settore.
Al riguardo, è interessante guardare al Giappone. Le buone prassi a sostegno della sostenibilità in questo Paese si declinano principalmente nell’attenzione all’impiego dei materiali al fine di evitare, sin dalle prime fasi di progettazione, lo spreco delle materie prime. Per tradizione, le case di moda nipponiche producono infatti in serie limitate, spesso di grande successo, senza rimanenze da smaltire attraverso i canali dell’outlet o delle vendite online.
Questo approccio, orientato al “no waste” e al riutilizzo dei materiali per il benessere collettivo, è in realtà parte del DNA delle grandi aziende giapponesi da secoli. Già nel medioevo, i cosiddetti “mercanti di Omi”, una zona vicino Kyoto, erano fedeli al principio del sanpō yoshi, i tre benefici da perseguire nella ricerca del profitto: benefici per il venditore, per il compratore e per la società.
A conferma di un orientamento fortemente votato al “no waste”, ma anche al sostegno dell’economia circolare, nel quadro della più grande fiera del settore tessile del Paese, la Fashion World Tokyo, nel 2020 è stata inaugurata un’Expo completamente dedicata alle materie prime “verdi”, alle tecniche di produzione e al re-impiego dei materiali. Cresce, inoltre, in particolare tra i più giovani, la consapevolezza delle conseguenze ambientali derivanti dalla lavorazione e dallo smaltimento dei tessuti.
Consolidare il binomio moda-sostenibilità è certamente una sfida, ma alcuni casi di successo anche italiani confermano che non si tratta di una sfida impossibile. Diversi brand italiani hanno infatti iniziato, già da qualche anno, a lavorare per una moda più “verde” per assicurare un pieno e attivo coinvolgimento del settore al processo di transizione ecologica.
Ad esempio, va in questa direzione Zegna con l’iniziativa presentata nel 2023 proprio presso l’Ambasciata d’Italia a Tokyo, che prevede la piantumazione di 10 mila alberi per l’apertura di ogni nuova boutique. Analogamente, Alcantara ha avviato lo studio di nuovi processi produttivi sostenibili. Inoltre, importanti progetti di reshoring per la produzione di cotone organico saranno presentati nei prossimi giorni dalla Sustainable Fashion Innovation Society al Ministero delle Imprese e del Made in Italy.
L’esempio italiano ha già lasciato un’impronta anche in Giappone. Tae Ashida, figlia del celeberrimo Jun Ashida, ha lanciato qualche anno fa una linea eco-sostenibile dopo aver visitato la fiera del tessile Pitti Filati a Firenze nel 2019. La stilista ha più volte ribadito che l’esperienza italiana ha cambiato il suo modo di intendere e interpretare il mondo della moda, dove sostenibilità e qualità possono e devono combinarsi.
Con la convinzione che l’evento di oggi saprà fornire nuovi spunti di riflessione su questo tema così importante e avvicinare ancora di più le realtà italiane e giapponesi, concludo con l’auspicio che l’Esposizione Universale del 2025 possa davvero fornire la cornice ideale per presentare al mondo un nuovo modo di fare Moda, un paradigma sostenibile ed efficace, che veda Italia e Giappone collaborare e progredire insieme anche di fronte a questa grande sfida.
Grazie