Gentili signore e signori, è per me un grande piacere partecipare all’inaugurazione della mostra “Carlo Scarpa – Sekiya Masaaki. Lo spazio dei giardini tra progetto e fotografia” curata da Mauro Pierconti nella consapevolezza che Carlo Scarpa, uno degli architetti più influenti del XX secolo e designer per rinomati marchi italiani, ha creato progetti che sfidano il tempo e lo spazio.
Personalmente, mi avvicino a questa mostra con grande curiosità, ben sapendo che esistono numerosi punti di contatto tra Carlo Scarpa e il Giappone, evidenziati soprattutto in diversi suoi progetti di case realizzati negli anni sessanta e ispirati dallo stile di Frank Lloyd Wright, che, come noto, nei primi due decenni del secolo era stato molto attivo in Giappone, traendone una forte fonte d’ispirazione.
La stessa influenza di stile si nota nel progetto dell’architetto Borghese, poi definito insieme all’architetto giapponese Murata, per la Residenza dell’Ambasciatore d’Italia a Tokyo. Un progetto con una visione architettonica unica, minimalista, che, nel perfetto stile di Frank Lloyd Wright, dà una speciale attenzione al rapporto con la natura e con l’acqua.
Ed è proprio l’equilibrio di vuoti e pieni e la presenza dell’acqua ad essere anche una caratteristica dell’architettura di Scarpa, in una sorta di omaggio alla sua città natale, Venezia. In tutte le sue opere più emblematiche, come la Fondazione Querini Stampalia e il Memoriale Brion, l’uso dell’acqua va oltre la funzione decorativa ed è capace di creare un dialogo tra l’edificio e l’ambiente circostante, riflettendo la luce e amplificando la percezione dello spazio.
Le immagini di questi progetti fotografati da Sekiya Masaaki non sono solo documenti, ma vere e proprie opere d’arte che raccontano storie, evocano emozioni e immortalano l’eleganza delle creazioni di Scarpa. Ogni fotografia è una finestra su un mondo dove l’architettura diventa una forma d’arte vivente, in continua evoluzione.
Guardando queste bellissime opere esposte, possiamo ulteriormente riflettere su come l’influenza giapponese abbia arricchito la visione di Scarpa, portandolo a creare alcuni dei suoi lavori più memorabili.
Ringrazio tutti coloro che hanno reso possibile questa mostra, in particolare Mauro Pierconti, l’architetto Hamaguchi Osami, Ca’ Scarpa, la Fondazione Benetton e l’Istituto Italiano di Cultura e invito tutti voi a lasciarvi ispirare da queste opere, sperando che questa mostra possa aprire per voi nuovi orizzonti sull’architettura italiana del Novecento.