La Residenza
Nella grande varietà dell’edilizia di Tokyo la Residenza dell’Ambasciatore d’Italia in Giappone rappresenta uno dei più pregevoli esempi di architettura moderna combinando apporti stilistici italiani con elementi e soluzioni tecniche giapponesi.
Il progetto venne abbozzato nel 1959 dall’Architetto Pierfrancesco Borghese che lo sviluppò successivamente insieme all’Architetto giapponese Masachika Murata. Il progetto definitivo elaborato dai due architetti venne approvato nel 1963. I lavori iniziarono nel 1964 e furono portati a termine nell’aprile del 1965.
La costruzione consta di un edificio principale a forma di “L” che si allunga per 50 metri su un asse est-ovest e si allarga a sud per creare un unico spazio tra gli interni e il laghetto antistante. Due piccoli edifici minori annessi alle due estremità dell’edificio ospitano i servizi a est e lo studio dell’Ambasciatore a ovest. Quest’ultimo appare come un padiglione indipendente, collegato all’edificio principale da un passaggio coperto.
Già nei primi schizzi di Borghese si possono notare caratteristiche architettoniche prettamente giapponesi come quella del tetto a diverse sezioni (irimoya-zukuri) e quella dei grandi scorrevoli nel terrazzo del primo piano che circonda la struttura. Ma quella più evidente di tutte è la gronda profondamente aggettante sul terrazzo al piano terra che segna la struttura con un’impronta marcata di luce e ombra. Nel complesso, la facciata sud con la doppia grondatura e il tetto a doppia sezione esprime un modernismo geometrico di grande bellezza nella sua semplicità.
Nei dettagli dei pavimenti e soffitti si può osservare il gusto di Borghese per il design moderno italiano e l’influenza su di lui esercitata da Frank Lloyd Wright, il celebre architetto americano.
Gli arredi della Residenza sono stati curati dall’Architetto Chiara Briganti sulla base di un progetto di gusto e tradizione assolutamente italiani, ma il più consono possibile alla cultura giapponese. Un abbinamento inedito che ha accostato mobili e oggetti di altra epoca, preferibilmente toscani, quindi semplici, massicci di grande purezza di disegno, con opere d’arte e di grafica contemporanei che assicurano un’integrazione temporale con l’edificio. Chiara Briganti scelse gli artisti che in quel periodo rappresentavano nel mondo l’eccellenza dell’arte astratta informale italiana: Fontana, Castellani, Burri, Dorazio, Turcato, i fratelli Pomodoro, Perilli, Novelli, Scialoja, Maselli e altri. Molti di loro eseguirono opere uniche come la grande parete di bronzo di Arnaldo Pomodoro o la tela di Giulio Turcato.
Il giardino
Il giardino dell’Ambasciata d’Italia, disegnato a quanto pare dall’abate buddista Osho Takuan, è uno dei più nobili ed antichi giardini di Tokyo già esistente certamente nel secolo XVII, all’inizio dell’epoca Tokugawa (1603-1867) quando il centro del governo effettivo del Paese venne spostato da Kyoto ad Edo (l’attuale Tokyo), che cominciò a svilupparsi rapidamente. Una pianta topografica del 1689 individua chiaramente la proprietà che allora apparteneva alla famiglia Matsudaira ospitando la loro “residenza mediana” a Edo, secondo le imposizioni del governo shogunale Tokugawa nei confronti dei vari “daimyō” (capi dei vari clan feudali). Della sua antichità e magnificenza sono testimonianza gli alberi secolari, fra cui alcuni maestosi gingko, il laghetto contornato da piccole colline, le grandi lanterne in pietra (“ishidoro”) dalle forme eleganti e armoniose che adornano i suoi vialetti ombrosi e contornano le radure erbose.
Il giardino, ridisegnato nel dopoguerra dall’atelier Iwaki, tra i più importanti studi di architettura di giardini secondo lo stile del grande maestro Jihei Ogawa, ha conservato la tipologia di giardino disegnato per essere goduto nelle passeggiate (kaiyu-shiki-teien) dove il visitatore può seguire un percorso alla scoperta di sempre nuovi scenari, accuratamente composti. In questa logica, su una delle collinette sorge un antico tempietto con il suo “torii” in pietra che probabilmente risale alle origini del giardino stesso. Le azalee e i ciliegi in primavera, le ortensie in estate e la tavolozza dei colori autunnali creano un’atmosfera sempre cangiante e rinnovata nelle varie stagioni dell’anno. Il giardino, assieme ad alcuni spazi verdi adiacenti, è anche un ambiente ideale per ospitare uccelli stanziali e di passo.
Un evento storico di particolare interesse avvenuto nel giardino nel 1703 fu il suicidio rituale di dieci dei 47 Samurai di Ako al servizio di Asano Naganori (1667-1701), la cui storia per vendicare la morte del proprio signore è rievocata da uno dei più noti drammi del teatro “kabuki”, il “Chūshingura”.
Gli Uffici
Gli uffici della Cancelleria dell’Ambasciata d’Italia sono stati ristrutturati nel 2005 con un progetto dell’Architetto Gae Aulenti che contemporaneamente ha progettato anche l’attuale edificio dell’Istituto Italiano di Cultura a Kudanshita, dietro al Parco Imperiale. La ristrutturazione della Cancelleria è stata realizzata secondo i più elevati standard in materia di sicurezza antisismica e ha previsto l’impiego di tecnologie costruttive e di soluzioni impiantistiche all’avanguardia sotto il profilo dell’efficienza prestazionale e della sostenibilità ambientale. La realizzazione della Cancelleria ha interessato un’area di 19.914 mq.
Leggi il più recente libro sulla Sede di Tokyo