Il Ministero dell’Agricoltura, della Sovranità alimentare e delle Foreste, rappresentato dal Ministro Francesco Lollobrigida, e il Ministero della Cultura, rappresentato dal Ministro Gennaro Sangiuliano lo scorso 23 marzo hanno lanciato la candidatura UNESCO della cucina italiana alla Lista Rappresentativa del Patrimonio Culturale Immateriale dell’Umanità.
La cucina italiana non è solo cibo o un semplice ricettario ma anche un insieme di pratiche sociali, abitudini e gestualità che portano a considerare la preparazione e il consumo del pasto come momento di condivisione e incontro. È il rito collettivo di un popolo che concepisce il cibo come elemento culturale identitario.
In Italia cucinare è un modo di prendersi cura della famiglia e degli amici (quando lo si fa in casa) o degli avventori (quando lo si fa al ristorante). È un mosaico di tanti saperi locali, un’espressione di creatività e conoscenza che si fa tradizione e si trasmette tra generazioni. È anche una forma di tutela della biodiversità, basata sul non sprecare nulla, sul riutilizzo del cibo avanzato e sui prodotti stagionali dei vari territori. La cucina italiana fa parte della nostra storia ed è un patrimonio per 60 milioni di italiani che vivono nel Paese, per 80 milioni di italiani e loro discendenti che vivono al di fuori del Paese e per tanti stranieri che amano e si ispirano allo stile di vita italiano.
A promuovere la candidatura “La cucina italiana tra sostenibilità e diversità bioculturale”, supportata dal Comitato scientifico preseduto dal professor Massimo Montanari e approvata oggi dal Consiglio Direttivo della Commissione Nazionale Italiana Unesco, sono tre comunità:
– l’Accademia italiana della Cucina, Istituzione culturale della Repubblica, fondata nel 1953 da Orio Vergani, che vanta oltre 80 sedi all’estero, 220 in Italia e più di 7.500 accademici associati;
– la Fondazione Casa Artusi, fondata nel 2007 con il fine di promuovere “la cucina di casa italiana” come declinata da Pellegrino Artusi sin dalla seconda metà dell’Ottocento.
– La Cucina Italiana, fondata nel 1929, la più antica rivista gastronomica al mondo ancora in edicola.
Nella cornice del Parco Archeologico di Pompei è stato presentato lo scorso 4 agosto il logo ufficiale che sosterrà la candidatura, realizzato dagli allievi della Scuola della medaglia dell’Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato.
L’immagine raffigura la mano di un cuoco che ‘spadella’ alcuni elementi della cucina italiana insieme a monumenti, simboli del territorio e personaggi della cultura, creando un percorso dinamico come la ‘chioma’ di una evocativa cometa. Lo slogan è “Io amo la cucina italiana”, con le due “o” a forma di cuore tricolore.
La candidatura è stata presentata già a Venezia, New York, Madrid, Londra, Barcellona, Vigo, Doha e Chicago.
È stata sviluppata una partnership con la nave Amerigo Vespucci in occasione del Tour mondiale del Veliero, occasione per portare in giro la candidatura della cucina italiana a patrimonio immateriale dell’Unesco e promuovere l’eccellenza del cibo italiano.
Inoltre, sono stati coinvolti gli Azzurri della Nazionale italiana Rugby che in occasione della Rugby World Cup 2023 sono stati scelti come ambasciatori della cultura enogastronomica italiana. Anche in questo caso si tratta di un modo per raccontare la tradizione culinaria, le produzioni di eccellenza, la biodiversità della Nazione. Legare la cucina italiana allo sport è fondamentale, perché una buona e sana alimentazione è determinante.
Presentare questa candidatura significa spiegare agli altri Stati che cosa c’è dietro i nostri prodotti e le nostre trasformazioni: storia, cultura biodiversità, ambiente, benessere.